Io, i metroidvania, e altre cose in 2D

Nei giorni e nelle settimane precedenti, ho avuto modo di giocare una piccola serie di videogiochi cosiddetti metroidvania o presunti tali.

Premetto che non sono un particolare fan del genere, al punto che deve essere presente qualcosa di speciale all’interno del videogioco per fare breccia nel mio cuore. Non che non mi piacciano i videogiochi 2D a scorrimento, anzi, io sono nato e cresciuto con quelli, ma non sono uno a cui piace perdersi alla ricerca della strada giusta.

Voglio iniziare la carrellata videoludica con una produzione da me giocata anni fa, visto che è uscito nel 2012:

Hell Yeah! Wrath of the Dead Rabbit (in italiano: l’Ira Funesta del Coniglio Morto).
Sviluppato da Arkedo (poi fallita) e pubblicato da SEGA, controlleremo Ash (il principe dell’inferno) intento a riconquistare la dignità perduta a causa di una foto compromettente scattata da un traditore mentre Ash fa il bagno con una paperella di gomma.
La vendetta contro un centinaio di mostri specifici ci porterà ad attraversare l’inferno in lungo ed in largo.
Fra seghe circolari, armi da fuoco e jet pack, sarà davvero difficile annoiarsi. Ognuno dei cento mostri, poi, va ucciso con QTE randomici demenziali.
Bellissimo da vedere, completa il quadro una ottima colonna sonora.
Compratelo e giocatelo.

Ma torniamo adesso alle produzioni più recenti giocate da me una dopo l’altra.
SteamWorld Dig 2
Iniziato quasi per caso, in un momento particolare, e con il pregresso non troppo entusiasmante col primo capitolo. Ho trovato un videogioco ben fatto, ben calibrato, che ti spinge a proseguire l’avventura sotterranea fino a scoprire il mistero che fa da perno a tutto il gioco. Azzeccati gli upgrade, che sin dalle fasi iniziali permettono di migliorare (e aggiungere) la capacità di scavare e tutte le altre caratteristiche di Dorothy, la protagonista del videogioco. Sviluppato da Image & Form e pubblicato da Rising Star Games, SteamWorld Dig 2 è disponibile su praticamente tutte le piattaforme moderne.

Song of the Deep
Qui ci troviamo di fronte ad un metroidvania atipico, sviluppato da Insomniac Games e pubblicato da GameTrust Games. Atipico perché Song of the Deep è ambientato interamente sott’acqua, e noi controlleremo un piccolo sottomarino con all’interno Merryn, una ragazzina di 12 anni che intraprende questa avventura alla ricerca del padre pescatore perduto in mare. Naturalmente non ci saranno piattaforme e salti da effettuare con precisione, ma non mancheranno trappole, puzzle, boss, e tutto quanto definisce il genere.
Videogioco mai difficile, ad un certo punto ho avuto la sensazione che un paio d’ore in meno avrebbero reso il gioco più compatto e godibile. Ma anche così rimane una avventura piacevole da affrontare, soprattutto considerando, mi ripeto, l’atipicità sottomarina della produzione.

Broforce
Ok, qui siamo un attimo fuori dalla definizione tipica dei metroidvania, visto che Broforce è più uno sparatutto a scorrimento orizzontale, ma fra i prossimi giochi non mancherà almeno un altro discostamento dal genere.
In realtà giocai Broforce tanti anni fa, su PS4, quando gli sviluppatori Free Lives e l’editore Devolver Digital fecero arrivare sul mercato questa produzione quasi mia omonima. Deluso da uno scontro col boss finale giocato di fatto al rallentatore, ho deciso di rivivere l’avventura sul PC.
Broforce è un inno ai film d’azione anni ’80, con decine di personaggi che si rifanno a Rambo, Commando, McGyver, Blade, tutti con nomenclatura a tema, Brambo, Brommando, Brade. Ognuno di questi personaggi ha caratteristiche specifiche, e ci verranno affidati in maniera random all’interno dei vari livelli.
Videogioco spettacolare, impegnativo, appagante, divertente.

Ori and the Blind Forest
Tre tentativi.
Mi ci sono voluti tre tentativi (negli anni) per capire quale meraviglia fosse Ori and the Blind Forest. Nel corso dei primi due approcci con Ori qualcosa non mi ha convinto, ma col senno di poi credo proprio fosse un problema tutto mio, non era il momento giusto. Al terzo, infatti, è scattata la scintilla che ha fatto accendere un fuoco di passione inestinguibile.
Non credo ci siano altre parole per descrivere Ori and the Blind Forest, se non “meraviglioso”. Da giocare, da vedere, da ascoltare, la produzione Microsoft sviluppata da Moon Studios è di una bellezza sconvolgente. Un videogioco che ti prende per mano e ti porta in questo mondo tanto fantastico quanto pericoloso, raccontandoti una storia che nel suo piccolo non è neanche banale.
Fra tutti i metroidvania giocati (sia recentemente che in assoluto), questo svetta con ampio margine, e non vedo l’ora di iniziare il secondo capitolo, Ori and the Will of the Wisps.

Celeste
Ecco l’altro intruso della lista. Sviluppato e pubblicato da EXOK, Celeste è un platform 2D che fa della precisione assoluta il suo motivo d’essere. Mi ha sorpreso, devo dire, la trama che vede Madeline come protagonista. Pur raccontata con semplicità, affronta tematiche importanti e risulta piacevole da seguire fino alla conclusione.
Capiamoci, non ho completato Celeste al 100%, probabilmente neanche al 50%, ma ad un certo punto ho dovuto comprendere quale fosse il mio limite, e regolarmi di conseguenza (me ne sono fatto una ragione, insomma). Questo perché Celeste è un videogioco che sa come mettere alla prova il videogiocatore, e perdona praticamente… niente. Certo, ho completato il gioco principale, ho scalato la montagna e poi sono anche entrato nel suo “cuore”, ma il capitolo 9 (nonché i lati B e C dei livelli) per me rimangono off limits. E mi sta bene così.
Peraltro, ho profonda stima per chi è riuscito a completare quei livelli.

Hollow Knight
Lo dico subito: se pensate che scriverò bene di Hollow Knight vi state sbagliando. Se è la produzione Team Cherry è la vostra preferita, mi spiace per ciò che state per leggere.
Anche qui come accaduto con Ori and the Blind Forest non era il mio primo approccio con Hollow Knight, ma contrariamente a quanto accaduto con Ori, il mio giudizio non è cambiato. Anzi, è decisamente peggiorato.
Sostanzialmente trovo che Hollow Knight sia un videogioco di una noia indescrivibile. Durante le prime ore di gioco non accade praticamente niente. Per avere il primo potenziamento ci sono volute ore, e non è neanche stato granché. L’andatura monotona del piccolo cavaliere mi ha stancato ben presto. Neanche dal punto di vista grafico ho trovato qualcosa di mio gradimento.
Capisco volere impregnare l’avventura con una grossa dose di mistero, ma specie all’inizio ritrovarsi a vagare per le stesse aree alla ricerca di un qualcosa che non si sa cosa è, mi ha sfiancato. Troppo mistero, per me.
Discutibile anche il sistema di salvataggio a panchine, talvolta a mio avviso mal posizionate.
Ci sono picchi di difficoltà elevati, con tantissimo prova e riprova.
In sostanza non mi è piaciuto niente di Hollow Knight, ma quello che più mi ha deluso è l’assoluta mancanza di senso di progressione, che ritengo fondamentale in un metroidvania.
Ho resistito cinque ore. Ad un certo punto arrivato ad un boss (con panchina di salvataggio piuttosto lontana, e no, non ce ne sono altre in zona) ho desistito. Ho provato, riprovato, messo in pausa il gioco, ripreso dopo qualche giorno, niente. Hollow Knight è, per me, la sommatoria di tutte le cose che non gradisco in un videogioco.
E capiamoci, io capisco benissimo che il limite sia tutto mio, e mi spiace non essere riuscito ad apprezzare Hollow Knight. Ma tant’è.

Dedico questo articolo a mio padre, recentemente scomparso.

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