Recensione Grand Theft Auto V

Prendi uno, giochi tre.
Se ripercorriamo la storia intera dei videogiochi noteremo come sono poche le produzioni che sono ricordate come pietre miliari.
Senza però andare ai periodi in cui i bit di una macchina si contavano sulle dita di un paio di mani, più recentemente è stata Eidos con Tomb Raider a cambiare per sempre il mondo dei videogiochi d’avventura. O Gran Turismo, che diede inizio ad una serie di videogiochi racing pressoché sterminata. Fra essi, Grand Theft Auto può essere annoverato fra i videogiochi innovatori. Certo, non GTA 1 e 2, perché erano giochi profondamente diversi da quelli che conosciamo oggi, ma Grand Theft Auto 3 ci mise per la prima volta al comando di un tizio inserito all’interno di una città aperta, dandoci una parvenza di libertà mai riscontrata fino ad allora. L’impatto con il mercato fu devastante, e da allora ogni nuova uscita di GTA riesce ad abbattere record su record.

Promettendo che entrerò subito nel vivo del “gioco”, permettetemi una ennesima brevissima premessa. Io ho apprezzato moltissimo Grand Theft Auto IV e la scelta di Rockstar Games di dare più spazio ad una trama maggiormente articolata rispetto al passato, ma va detto che col senno di poi sono moltissime le cose che in GTA IV non funzionano come sperato, a partire da un aspetto tecnico non eccelso, per finire ad una giocabilità generale appena sufficiente.
Oggi sono passati ben cinque anni da GTA IV, e con PlayStation 3 ed Xbox 360 a fine carriera riesce GTA V, sia tecnicamente che giocabilmente, ad essere profondamente migliore rispetto al suo predecessore? La risposta la anticipo, ed è “sì”. Ma vediamo perché.

Io non so come Rockstar Games abbia fatto, ma sono rimasto oggettivamente sorpreso dall’aspetto tecnico complessivo di GTA V. E ne voglio parlare subito perché le novità più importanti introdotte nella saga non sono poi quelle tecniche.
Parliamoci chiaro, esistono sia su PS3 che su 360 dei giochi più belli da vedere (e non si fatica nemmeno a trovarli), ma nessuno di essi è un openworld con un’area di gioco così vasta e priva di qualsivoglia caricamento in game.
La “magia” messa in atto da Rockstar è frutto di un lavoro certosino e senza dubbio molto lungo, svolto in primis su quei particolari che di solito negli open world vengono soltanto abbozzati. Il sistema di illuminazione dinamico dona al videogioco un’aspetto talvolta spettacolare (in special modo nelle fasi in notturna per via della luce generata dai fari dei veicoli), i riflessi funzionano più che bene, ed la Los Santos digitale gode di dettagli minuziosi quanto appaganti. A conti fatti si tratta del passo più importante che un videogioco open world ha mai fatto nel cercare di rappresentare una città viva, vissuta, rappresentando benissimo delle situazioni diverse fra di loro, dai bassifondi malfamati fino a spiagge da cartolina ed alle montagne sconfinate.

Certo, si torna “tecnicamente” alla realtà quando PS3 e 360 mostrano tutti i propri limiti arrancando nella fluidità di gioco (i cali di frame rate sono quasi un marchio di fabbrica della serie, ma considerando ciò che vediamo in GTA V sono più che giustificabili), e quando i nostri occhi vedranno più “scalette” del dovuto. Questi problemi si notano soprattutto nelle sessioni diurne fra le vie della città, per via della complessità poligonale che si ritrova a gestire il motore grafico. Mentre in notturna, si sa, nei videogiochi tutto è permesso ed i problemi tecnici di GTA V si attenuano profondamente, disegnando su schermo scorci visivi spettacolari.

Non c’è bisogno di caricare GTA IV per renderci conto di quanto lo step evolutivo sia gigantesco fra i due videogiochi, e ciò è senza dubbio merito sia della conoscenza più profonda dell’hardware PS3 e 360 rispetto a cinque anni fa, ma soprattutto grazie all’attenzione per i particolari messa in atto dalle mille e passa persone che hanno lavorato a GTA V.

A livello di gameplay l’introduzione più importante è quella dei tre personaggi principali. Se lì per lì al momento dell’annuncio di Michael, Trevor e Franklin non era ben chiaro come ci si potesse immergere in un’avventura divisa in tre tronconi, all’atto pratico bisogna dire che l’idea funziona, viene gestita discretamente bene, e credo che nel prossimo futuro sarà ripresa da altre produzioni.

Passare in qualunque momento da un personaggio all’altro ci permette di variare l’azione di gioco, sia nel corso di una missione, che nelle fasi di puro “cazzeggiamento” tipiche di GTA.
I tre sono estremamente diversi fra di loro per carattere e stili di vita, ed il contrasto che ne scaturisce dona il giusto pepe al tutto.

Certo, la trama non brilla per originalità, ma in fin dei conti scivola via piuttosto tranquillamente fra una rapina e l’altra, con qualche scena sorprendente e qualche altra deludente. Il lavoro svolto nella recitazione dai tre attori principali è comunque d’altissimo livello e dona alle cutscene quel tocco di follia che ci porterà guiderà curiosi fino all’ultima, decisiva, missione.

Missioni che a questo punto è bene suddividere in tre grandi tronconi: le rapine, le missioni principali, e quelle secondarie.

Le rapine sono studiate alla perfezione. Starà a noi decidere a quali personalità del mondo criminale affidarci (chi si fa assumere per pochi soldi è facile che manderà tutto all’aria, ma d’altro canto i professionisti del crimine vogliono essere pagati profumatamente…), scegliere la modalità di attacco (diretto o più “tranquillo”), preparare tutto il necessario per la riuscita della rapina (armi, travestimenti, veicoli), ed infine dare l’OK e sperare che tutto vada come programmato.

Le missioni principali si affrontano fra una rapina e l’altra, mandano così avanti la storia e l’intreccio fra i tre personaggi principali e quelli secondari. Ognuno dei tre protagonisti ha dunque le proprie missioni, legate al proprio background, ma non vi saranno mai “compartimenti stagni” nel corso dell’intera trama di GTA V.

Sulle missioni secondarie andrebbe fatto un approfondimento a parte, tanto sono sterminate come numero e come tipologia. Avendo la possibilità di acquisire attività commerciali in tutta Los Santos, dovremo anche occuparci di quelle attività, quando richiestoci, oltre ad avere a disposizione molteplici sottotrame secondarie che ci faranno conoscere meglio la vita dell’intera città e dei suoi dintorni. Purtroppo ritornano anche stavolta missioni dal design discutibile, come le immancabili missioni di recupero veicoli che, a meno di avere una guida aperta su di un secondo schermo, si rivelano ben poco divertenti, come sempre. In una particolare sottotrama (che non sto qua a spoilerarvi, ma se volete sapere qual è, chiedetemelo), poi, ci sono almeno tre o quattro missioni che dovrebbero essere riportate nel manuale dello sviluppatore, al capitolo “cose da evitare quando si crea un videogioco”.

A fare da collante all’intero ecosistema di gioco c’è lo smartphone dei protagonisti. Parliamoci chiaro, un GTA ambientato al giorno d’oggi non può non prevedere uno smartphone. Già una prima acerba introduzione l’avevamo vista in “IV”, ma adesso Rockstar ha corretto il tiro ed ha reso lo smartphone un vero e proprio centro d’informazioni a tutto tondo. Partendo dal fatto che non otterremo più le insistenti chiamate dagli amici da accettare a tutti i costi, in GTA V lo smartphone è parte integrante della giocabilità stessa.

Grazie ad esso potremo: scattare foto, navigare sul web, mandare email e messaggi, telefonare, salvare rapidamente i progressi.
Il web di GTA V è composto da una serie di siti che strizzano l’occhio alle controparti reali, da Google a Facebook, passando per Apple e molti altri ancora. In particolare, LifeInvader (la versione “gittiaesca” di Facebook) è fonte infinita di informazioni circa tutto ciò che accade in città, anche causato da noi stessi. Davvero, tutto è inserito nel mondo di gioco in maniera così omogenea che quasi non ci si crede. Dietro a tutto ciò deve esserci stato un lavoro di ricerca e di sviluppo a dir poco estenuante.

Un altro grandissimo lavoro è stato compiuto dagli sviluppatori nel settore della guidabilità dei veicoli, specie quelli a quattro ruote. Bisogna dirlo, in GTA IV è stato davvero complicato adattarsi a quelle auto dondolanti come altalene. Fortunatamente GTA V ci metterà alla guida sin da subito in maniera meno traumatica. Anzi, va detto che proprio il solo andare in giro con le auto risulta divertente, sia percorrendo le lunghe autostrade americane, sia cercando di rimanere in carreggiata nelle scoscese stradine montane. Non è una giocabilità tipica da “racing game” puro, ma funziona alla grande nel contesto di un open world.
Anche il nuovo sistema di fuga dalla polizia risulta onesto e credibile. I poliziotti avranno un determinato cono visivo, risponderanno alle chiamate ed alle segnalazioni che ci riguardano, dirigendosi sempre verso la nostra posizione, ma la riuscita fuga starà interamente alle nostre capacità di guida ed alla minuziosa conoscenza del territorio.

E’ charo che in una produzione così immensa (256 milioni di Dollari se li possono permettere ben pochi brand nel settore videoludico moderno) non tutto può risultare perfetto. E non tutto in GTA V è perfetto. Tecnicamente PS3 e 360 sono spremute fino all’ultima goccia, e non si può non pensare a come GTA V sarebbe risultato su PC o su console nextgen (sperando sempre che tali versioni siano in dirittura d’arrivo nel prossimo futuro); giocabilmente il mix ottenuto è di buon livello ma certamente c’è spazio per ulteriori rifiniture.
Però mi ha colpito negativamente soprattutto la difficoltà tarata verso il basso in questo “V”. Sarà che ancora ricordo distintamente quanto dovetti sudare per portare completare la trama di San Andreas, ma in tutto il corso dell’avventura GTA V non ho mai trovato un vero e proprio ostacolo anche solo impegnativo da affrontare. Persino i checkpoint sono disposti con eccessiva generosità. Se ciò è stato fatto per aiutare il videogiocatore meno smaliziato a portare a termine il videogioco, ben venga. Però a questo punto avrei sperato che mi fosse data almeno la possibilità di potere scegliere un livello di difficoltà generale più adatto alle mie capacità videoludiche.

Quello che invece mi ha lasciato totalmente indifferente è Grand Theft Auto Online.
Anticipo che all’epoca mi piacque molto passare il tempo nelle modalità multigiocatore di GTA IV, e dunqu mi aspettavo grandi cose da ciò che Rockstar ha presentato di fatto come titolo a sé stante.
Sarebbe facile parlare male di GTA Online citando il difficoltoso esordio rappresentato da errori di rete a non finire (5 patch in un mesetto, o giù di lì), ma il vero problema è che, e sia chiaro che tutto ciò che è stato scritto e che sarà scritto altro non è che una opinione personale, non puoi mettere 10 persone dentro una mappa così gigantesca e sperare che interagiscano fra di loro. Nei miei approcci con GTA Online non ho mai trovato quel “plus” che mi aspetto solitamente da una sessione di gioco online rispetto ad una offline. Anzi, personalmente preferisco andare in giro senza meta offline rispetto all’online. Anche perché, diciamolo, l’iniziale sistema di creazione del personaggio è atipica e limitata. Il personaggio che si viene a creare risulta essere quasi un estraneo paracadutato lì per caso. Non c’è feeling.
Se uno pensa a ciò che permette di fare la saga Saints Row con la creazione e personalizzazione dei personaggi… beh, siamo piuttosto lontani.

Eppure, anche non apprezzando GTA Online, non posso che promuovere e consigliare Grand Theft Auto V ai videogiocatori più disparati. PS3 e 360 non potevano trovare videogioco migliore di GTA V per congedarsi idealmente dal centro di attenzione videoludica, che passa adesso a PlayStation 4 ed Xbox One.
L’ultima cosa: sulla confezione di gioco c’è un 18+ in grande risalto, ed anche una serie di indicazioni PEGI che lascia ben poco all’immaginazione di chi legge. GTA V tratta tematiche adulte, le propone in modo adulto, e si rivolge ad un pubblico esclusivamente adulto. Sappiatelo.

Mi rendo conto di avere scalfito soltanto la superficie di GTA V, ma devo concludere.
Quindi, quand’è che esce su PS4? 😀

T@G EVOtion
T@G EVOtion

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